Chi dice trasloco, dice ansia. Dipende da dove stai andando

Scatoloni, polvere, cosa portare, cosa lasciarsi alle spalle.

Devo dire che la quantità di beghe di cui occuparmi, hanno fatto andare in secondo piano il trasloco. Ad essere sincera sembra quasi che non tocchi a me. Tre giorni, solo tre giorni qualunque, mi separano dalla scelta più importante della vita. Una decisione presa con amore, razionalità (che posso fare qualsiasi cosa ma non mi abbandona mai), un pizzico di paura e tanta speranza.

Non ho nessun turbamento. Anzi, vivo il mio trasloco come un’opportunità. Di scrivere una nuova pagina della mia vita. Perché a 33 anni ho già fatto molte cose. Non parlo per forza di successi, ma di cose che hanno cambiato lo scorrere del tempo. E tutte le volte penso, che questa sarà l’ultima svolta, ora si calmeranno le acque, tutto è definito e definitivo. E poi non è mai così.

Quindi il trasloco sarà solo un’altra tappa. Bella, bellissima spero.

Nel mio scorrazzare per il web però ho trovato tante di quelle cose che mi hanno fatto ridere. Ormai è un ricettacolo di qualsiasi cosa. “Traslocare in maniera semplice e veloce”, “Come traslocare in 18 passaggi”, “Traslocare nelle vacanze di Natale”. Questi sono solo pochi esempi di quello che appare quando Google si mette a lavorare per te.

E io? Non ho ancora preparato neanche uno scatolone, perché alla fine viaggio leggera. Il tempo per accumulare c’è sempre. Arrivare già stipati in una nuova casa non è molto furbo.

In due giorni raccoglierò i miei ultimi di anni di vita. E si può sempre fare a meno di qualcosa come sarà impossibile rinunciare ad altre.

Il mio trasloco

Da brava cialtrona, farò le cose a modo mio. I vestiti (pochi) saranno stipati in una valigetta. I giubbotti e i giacconi sparsi in macchina.

E le cose a cui non posso rinunciare? Sono una vecchia maglia a righe, sformata, antiestetica ma che mi segue ovunque, l’avrò da quando avevo 12 anni. Questo la dice lunga su quanto sia cresciuta in altezza.

I libri, ce ne sono una decina che non posso abbandonare. Letti, consumati, riletti o mai più aperti. Ma che sono lì e che mi guardano, ricordandomi dove li ho comprati o quando li ho ricevuti in regalo. Quando li ho letti, dove, come e quanto ci ho messo. Parlano di me, ma sono riservati, perché solo io posso sapere cosa nascondono.

Il pc, perché è il mio lavoro, i miei quadernetti pieni di appunti. Qualche pentola a cui sono affezionata, si perché ho scoperto che ci si innamora anche di quelle.

Tutto impacchettato, ammassato e spostato. Questo trasloco sarà bello, su serio!

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