The End of the F***ing World è già un cult

Ecco perché secondo Chiedi a Lei

The End of the F***ing World è una serie britannica distribuita su Netflix a gennaio. Ve ne parlo due mesi dopo, diciamo che non sono una tipa alla Speedy Gonzales. Spesso mi distraggo.

Ma non devo divagare.

Perché è già diventata un cult? Me lo son chiesto ben prima di cominciare a vederla. Ne ho sentito parlare alla radio, ho letto articoli sul web. Mi ha incuriosito ma anche allontanato. Quando c’è troppo clamore intorno alle cose tendo sempre a scappare. Per poi ritornarci sopra non appena si attenua l’attenzione.

Poi ho cominciato a capire come mai fosse così osannata. Per prima cosa episodi brevi, tra i 18 e i 22 minuti. Così che quando la guardi minimo vai avanti a blocchi di 3-4 puntate per volta. Quindi l’effetto del binge watching è servito su un piatto d’argento.

I protagonisti sono due adolescenti, al liceo, con famiglie complicate, che fuggono. Altro espediente miracoloso, chi è che non avrebbe voluto fuggire a 17 anni? E allora vediamo dove è che vanno questi due tipi così strani.

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Sono due depressi, frustrati dal mancato affetto dei proprio cari, con tendenze all’autolesionismo o alla violenza, spesso riversata sugli altri. Alzi la mano chi non ha la sensazione che stiamo parlando del mondo in cui viviamo, giovani o adulti che siano. Insomma ti fanno immedesimare subito senza stare a contare la differenza di età.

Poi si trovano in un bel casino, molto ben più grosso della fuga da casa. E allora si che sei fregato, sei al quinto episodio e ci sei già caduta con tutti e due i piedi. E’ proprio il caso di dire che sei nel momento in cui si verifica The End of the F***ing World. Anche per te

The End of the F***ing World e il cambio delle serie tv

C’è stato di sicuro un cambiamento nei giovani di oggi. Non dico che siano meglio o peggio di come lo ero io. Ma di sicuro sono diversi. E si vede anche dai prodotti televisivi che escono proprio su di loro.

Quando ero io un adolescente ci rimbecillivamo con Beverly Hills, ricconi che si contendevano gli amori, tutti bellissimi e con un futuro splendido alle porte.

La morte non era quasi mai presente, dico quasi, perché l’unico modo in cui era affrontata rispecchiava un dolore di commiato di circostanza. Ora invece il tema della violenza, del bullismo e della morte è molto più presente e declinato con facilità. Parlo di The End of the F***ing World, ma anche con “Tredici” non si scherza. Si parte dal suicidio di una ragazza per scoprire cosa cavolo gira nelle scuole di oggi.

Forse però c’è anche l’attenzione dei produttori al mondo degli adulti mai cresciuto, o curioso di sapere come vanno le cose per i diciassetteni oggi. Perché tutti gli elementi strizzano l’occhio ai giovincelli che siamo stati e agli adulti che siamo oggi.

1 Comment

  1. mamaglia

    7 Marzo 2018 at 13:40

    La trama non mi ispira, non è un genere che amo, però ne stanno parlando tutti, e mi hanno incuriosita, credo che alla fine lo guarderò… Thirteen non mi è piaciuto molto, l’ho guardato in contemporanea con il mio nipote quindicenne e ho visto che tra lui ed i suoi amici è stato completamente frainteso, e anche io trovo che il suicidio sia stato affrontato in modo un po’ superficiale, nonostante sia stata data la giusta rilevanza a quando oggi il cyber bullismo può rovinare i nostri adolescenti.

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