Dopo il 4 marzo: Me, Myself and I

Una storia personale nel day after

Il 4 marzo è passato. Direi finalmente, perché non se ne poteva più. Una campagna elettorale così brutta che non si poteva vedere. Ma non sono qui per fare analisi politiche o di comunicazione.

Non ho nessuna intenzione di criticare chi ha votato chi e che cosa, ognuno ha fatto quello che si sentiva. E neppure agitare la bandierina del: “ve ne accorgerete poi”. Anche perché non ho intenzione di fuggire dall’Italia e quindi ce li sorbiremo tutti (compresa me) i nuovi parlamentari.

Ma voglio raccontarvi una storia. La mia. Iniziata nel 2003 e non certo ad un mese e mezzo dal 4 marzo, interrotta un paio di volte, tra gioie e dolori. Un po’ come quei fidanzamenti dove è tutto un tira e molla, un riavvicinarsi e allontanarsi. Un non fare a capirsi.

Nel 2004 fui eletta nel Consiglio comunale della mia piccola cittadina, mi dimisi subito dopo, perché chiamata a entrare nella Giunta comunale, così come previsto per legge. Assessore, o assessora, come vuole la differenza di genere del pollitically correct. Avevo 20 anni ed ero al primo anno di Ingegneria.

Una folle che non si rendeva conto di cosa andava incontro? Può darsi! Di sicuro un’entusiasta. Cresciuta in casa a pane e politica, era come vivere una situazione del tutto normale. Così non è stato, ma posso certo dire che portai alla fine i 5 anni di legislatura senza danni. A parte quelli collaterali, tipo andare subito fuori corso all’università, passare la maggior parte del tempo tra un incontro e un’iniziativa, non andare più al mercato rionale per una mezzora di svago (altrimenti ti fermavano subito per chiedere se gli spostavi i cassonetti davanti a casa), o avere l’allucinazione che il telefono suonasse di continuo. Ah dimenticavo il fatto che stavo vivendo una vita da 40enne invece che da giovane ragazza.

Al netto di questo, è stata un’esperienza unica. Mi ha formato come persona e come cittadina. Ha rinsaldato in me l’idea che ognuno di noi contribuisce al benessere di una comunità.

E cosa c’entra con il 4 marzo 2018?

C’entra eccome. Perché vi farà inorridire ma a me la politica piace. Mi ha fatto conoscere migliaia di persone. Alcune delle quali sono ancora tra i miei migliori amici.

Basta vedere che oggi, mentre lavoro, ho la tv accesa ad ascoltare tutti quegli inutili discorsi post elettorali. Mentre sui social si scatena di tutto. Gente che continua ad azzuffarsi, darsi le colpe, infamarsi. Non capendo che il vero problema ora è nelle mani del Presidente Mattarella.

Che con questi risultati non governa nessuno. Quindi onore ha chi fatto un ottimo risultato, ma forse non fino in fondo. Il problema è la legge elettorale? Certo, ma chi l’ha votata? Se ne dimenticano sempre tutti.

E comunque continuerò a pensarla come ho sempre fatto, perché sarà pure vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea, ma anche la coerenza non è proprio un valore da buttare. Sarò minoritaria in questo paese. Non mi straccio le vesti per questo. Mi ero già allontanata da un paio d’anni dalla militanza (uh che parola vetusta). Ma dal 4 marzo mi viene da dire che siamo proprio rimasti in pochi: Me, Myself and I

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